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giovedì 15 dicembre 2011

Arcobaleno di Spezie


Ciao a tutti,
oggi andiamo a recensire una serie giunta in Italia con "solo" diciotto anni di ritardo: Arcobaleno di Spezie.
L'opera, originariamente pubblicata da Shogakukan sulla rivista Shonen Sunday, tra il 1990 e il 1992, è raccolta in 11 volumi.
In Italia è pubblicata da Flash Book in un formato 12X18, circa 190 pagine in b/n con sovracoperta, al prezzo di 5,90 €.
L'edizione italiana è ottima: volume flessibile ma robusto, carta poco trasparente oltre a onomatopee tradotte e note a piè vignetta per un' immediata comprensione dei termini usati e degli ideogrammi (sulle insegne o i vestiti) fondamentali per la comprensione dell'opera.
Nel primo volume è presente anche un'interessante introduzione a cura del direttore editoriale Cristian Posocco.


Passiamo alla trama: in un futuro imprecisato, molto simile all'epoca Edo giapponese, in un pianeta tanto simile quanto diverso dalla Terra, sette fratelli (è più corretto dire fratellastri) si ritroveranno sotto lo stesso tetto a Casa karakuri.
Tutti hanno lo stesso, ignoto, padre ma madri diverse: Goma, il più grande, comico Rakugo col vizio del cibo e del bere, Asajiro, artista errante di cui ci viene tenuto nascosto il volto e le capacità, Keshi, monaco buddista grande esperto di arti marziali e amante del bere e delle donne, Natane, l'unica ragazza ma non meno forte dei suoi fratelli maschi, Chinpi, l'inventore, Sansho, il più piccolo ma già con delle grandi doti ninja e infine Shinchimi, l'ultimo arrivato.
Proprio in concomitanza dell'arrivo di quest'ultimo, dal mare giungeranno due misteriosi stranieri che convinceranno lo Shogun a costruire uno strano e misterioso edificio.
Tra ninja, principesse, stranieri misteriosi, complotti, equivoci e banditi, i sette fratelli si ritroveranno protagonisti di un viaggio ricco di emozioni, combattimenti e misteri da svelare.


Chi ama e conosce Adachi si sarà trovato, o si troverà, un po' spiazzato di fronte a quest'opera così inusuale, priva di sport e ambientata in un mondo quasi fantastico (ma ci torneremo dopo).
In Arcobaleno di Spezie possiamo godere se non del miglior Adachi, di quello più stravagante e ricercato, capace di creare una storia classica, ma allo stesso tempo nuova.
Classica perché l'opera è un calderone che contiene tutti i cliché, gli equivoci, i rapporti sentimentali e comici tipici dello stile dell'autore; nuova, invece, perché aggiungendo una vena di mistero, oltre a personaggi variopinti e stravaganti, l'opera si discosta da tutte le altre finora lette in Italia.
Anche se ambientato nell'epoca Edo, non saranno solo i ninja i comprimari, ma anche personaggi estremamente inusuali per l'ambientazione dell'opera, aggiungendo così mistero e divertimento alla storia.
Troppo, direte voi? La risposta è no, se tutti gli elementi sono miscelati nelle giuste proporzioni e con il giusto metodo; in questo senso, pensando all'opera come a una ricetta, è interessante analizzare il titolo dell'opera in giapponese 虹色とうがらし Niji Iro Tōgarashi, letteralmente "polvere di peperoncino color arcobaleno"; la parola Togarashi la ritroviamo anche in Shichimi Togarashi, anche noto in epoca Edo come Nana-Iro Togarashi, una preparazione a base di peperoncino e altre spezie, preparata con sette ingredienti; il nome di ogni fratello è un gioco di parole delle spezie che compongono lo Shichimi : Goma (胡麻 sesamo), Asajiro (麻次郎 Il primo carattere significa Canapa), Keshi (芥子の Semi di papavero), Natane (菜种 Colza), Chimpi (陈皮 Scorze di agrumi), Sansho (山椒 Pepe di sishuan).


Questa parte della recensione, rischia di cadere nell'interpretazione personale della storia, di quello che l'autore ha voluto realmente raccontarci; il parallelismo tra la Terra e questo fantomatico pianeta è immediato e le primissime pagine, insieme alle parole degli stranieri alla fine della storia, ci fanno intuire come l'autore abbia voluto rappresentare quello che sarebbe un mondo ideale, privo di armi, tecnologia, smog, con foreste ricche e uomini che vivono una vita semplice, ma gratificante.
Più che ideale, sarebbe corretto definirlo utopistico; proprio gli stranieri, venuti chissà come (ma sicuramente da un altro pianeta. La terra? ndr) e per quale ragione, durante tutto il corso della storia, pur non essendo protagonisti, rappresentato il nostro mondo reale e i loro fini (ipotizziamo non troppo buoni agli inizi) rischieranno di mutare e tutto per merito di quel mondo, che con la sua semplicità potrebbe far tornare in loro un'animo più innocente e puro.
In questo senso la storia sembra quasi ambientata in una mitica età dell'oro.
L'opera non si può quindi limitare a una semplice storia fantastica, perché Adachi riesce magistralmente a creare qualcosa che va ben oltre la semplice fantasia, volendo così trasmettere un messaggio ai propri lettori e questo rende già di per se Arcobaleno di Spezie un'opera più unica che rara.


Passiamo alla parte grafica: Adachi è maestro nel creare tavole pulitissime, oltre che ricche di particolari.
I volti dei personaggi, seppur caratterizzati da pochissimi tratti (naso, occhi, bocca, sopracciglia), riescono ad essere straordinariamente espressivi; questa dote è ancora più apprezzata, oltre che adatta, nei momenti più enigmatici del manga, spiazzando il lettore che dunque si domanda cosa nasconda quel dato personaggio con quello sguardo così misterioso.
Essendo un manga che parla anche di ninja, Adachi ci regala numerosi combattimenti, estremamente avvincenti, ma non mancheranno anche le classiche scene comiche che lo hanno reso famoso.
Una nota di merito all'ambientazione, perfetta in tutti i particolari: dai vestiti, alle armi per finire con gli edifici edifici. 


In conclusione quest'opera è consigliatissima a una vastissima gamma di lettori, fan o meno di Adachi, ma sicuramente per chi vuole apprezzare cosa sia un manga, in tutte le sue sfaccettature più variopinte.
Sette fratelli, sette colori, sette spezie fragranti.
Un'opera straordinaria. 

a presto


Fonti: Wikipedia

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